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Intervista

AI Industrial Challenge: il modello HIT

Un’intervista a Nicola Doppio (HIT) su come connettere imprese e studenti per adottare l’AI e generare innovazione reale nelle PMI trentine.

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Introduzione

7 Maggio 2025

In questa intervista abbiamo il piacere di parlare con Nicola Doppio, Open Innovation Officer presso Hub Innovazione Trentino (HIT). Nicola è un professionista con un background variegato tra sociologia, management e innovazione tecnologica, che gli ha permesso di sviluppare una visione unica nell’ambito dell’open innovation. Nel corso della nostra chiacchierata, ci ha raccontato come il suo percorso formativo lo ha condotto a facilitare collaborazioni tra università, startup e imprese, e come l’AI Industrial Challenge stia trasformando il panorama dell’innovazione in Trentino.

Ciao Nicola e grazie per la disponibilità. Presentati a noi in un tweet!

Ciao! Sono Nicola Doppio, curioso per natura, e mi occupo di open innovation a Hub Innovazione Trentino. Il mio lavoro è connettere imprese, startup e università. Quando non sono al lavoro, mi piace passare del tempo all’aria aperta. Sono anche papà di un bimbo di sei mesi, ultimamente la mia concezione di sonno è cambiata parecchio, ma sono felice!

Nicola, il tuo percorso di formazione e professionale non lineare ti ha portato a guidare progetti di grande impatto. Quali competenze (e come) ti hanno aiutato ad arrivare a questi risultati?

È vero, il mio percorso non è stato lineare! Sono partito come sociologo dell’organizzazione, occupandomi di ricerca sociale e politica e, col tempo, mi sono spostato verso il mondo della tecnologia. La svolta è arrivata quando mi è stato chiesto di aiutare ricercatori e imprese a sviluppare prodotti tecnologici e digitali più vicini ai bisogni degli utenti. 

È stato lì che ho cominciato ad applicare metodi tipici della ricerca sociale, come interviste e focus group, allo sviluppo prodotto e, assieme ai miei colleghi, abbiamo iniziato a lavorare anche in contesti di “living lab”, chiedendo loro di testare prototipi tecnologici (come app, webapp, sensoristica e altro ancora) direttamente nelle loro case. Questo approccio mi ha permesso di connettere il mondo accademico con quello industriale, portando avanti una filosofia user-centered che valorizza l’esperienza dell’utente. Col tempo ho ampliato le mie competenze, conseguendo anche un master in Management al Politecnico di Milano, tra il 2015 e il 2018, assieme a professori con cui tuttora collaboriamo come HIT. Oggi cerco di mettere in pratica tutto questo per facilitare la collaborazione tra università, startup e imprese.

Potresti raccontarci come è nato il progetto AI Industrial Challenge e qual è il suo obiettivo principale?

In HIT ci occupiamo principalmente di trasferimento tecnologico e di conoscenze, mettendo in contatto la ricerca universitaria con il mondo industriale. Il nostro scopo è permettere che i risultati della ricerca possano tradursi in innovazioni che migliorino prodotti, servizi e processi, soprattutto per le aziende del Trentino. Operiamo come facilitatori e intermediari, non finanziamo progetti, ma creiamo opportunità di collaborazione.

Tradizionalmente si adotta un approccio market-push, dove si parte dalle innovazioni prodotte dai centri di ricerca (come i brevetti) per cercare aziende interessate ad acquistarne la licenza. Tuttavia, abbiamo capito che questo approccio può essere rischioso, perché spesso non risponde direttamente ai bisogni delle imprese. Per questo motivo, dal 2017 abbiamo adottato un approccio market-pull, che parte dai bisogni reali delle aziende, sia private che pubbliche, e cerca di risolvere problemi specifici sfruttando le competenze tecniche già presenti nelle università.

L’AI Industrial Challenge, lanciata nel 2021, si basa proprio su questo modello. Avevamo identificato un’esigenza crescente nelle imprese manifatturiere del Trentino: la necessità di ottimizzare i processi e valorizzare i propri dati. Dall’altra parte, l’Università di Trento e il Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione (DISI) possedevano competenze avanzate in gestione dei dati, machine learning e project management.

Così, abbiamo creato un programma di tre mesi che mette in contatto aziende con bisogni specifici, team di studenti che possono sviluppare i primi prototipi e piloti di soluzioni, e mentor di aziende terze che offrono il loro supporto come partner tecnologici. Il risultato è una collaborazione virtuosa che permette alle imprese di fare il primo passo nel mondo dell’AI, sfruttando al massimo le competenze accademiche e industriali disponibili.

Quali criteri vengono utilizzati per selezionare le aziende e i solver che partecipano all’AI Industrial Challenge e cosa rende una sfida industriale particolarmente adatta per l’adozione dell'AI?

La selezione avviene tramite bandi pubblici, garantendo trasparenza e integrità in tutto il processo. Pur essendo un ente privato, HIT è finanziato dalla Provincia Autonoma di Trento, quindi operiamo con logiche di controllo simili a quelle della Pubblica Amministrazione.

Per studenti e studentesse i criteri sono piuttosto specifici. Ne consideriamo cinque:

  • Competenze tecniche: Vogliamo studenti che sappiano usare tecnologie abilitanti come il machine learning, e che abbiano una solida base in matematica, fisica o processi industriali.
  • Esperienza pratica: Valutiamo l’esperienza acquisita tramite tesi, tirocini o project work reali, poiché queste forniscono indicazioni sulla capacità di applicare le competenze in contesti concreti.
  • Partecipazione a innovation contest: Aver già partecipato a concorsi di innovazione è un indicatore importante, perché mostra che lo studente è abituato a lavorare in contesti competitivi e sfidanti.
  • Esperienza lavorativa: Anche se non direttamente collegata all’AI, aver svolto lavori precedenti indica responsabilità e adattabilità.
  • Motivazione: È fondamentale che gli studenti siano pronti a uscire dalla propria comfort zone, dimostrando una reale voglia di mettersi in gioco e andare oltre il minimo richiesto.
Per quanto riguarda le imprese, valutiamo principalmente tre aspetti:

  • Attinenza del progetto: Deve trattarsi di un progetto che favorisca l’adozione dell’AI con un focus industriale, come l’ottimizzazione della produzione, il controllo qualità o il risparmio energetico.
  • Impatto del progetto: Cerchiamo sfide reali e critiche per l’azienda, che siano allineate con la loro strategia e che possano avere un impatto tangibile.
  • Qualità della candidatura: Valutiamo la motivazione dell’impresa, la disponibilità a partecipare attivamente al progetto e la presenza di dati necessari in termini di quantità e qualità per avviare il lavoro.

Infine, per quanto riguarda i mentor, cerchiamo professionisti che abbiano competenze approfondite nei temi della challenge, come l’AI, il machine learning o la consulenza aziendale. I candidati devono presentare il proprio CV o profilo LinkedIn, e devono essere disposti a impegnarsi attivamente, dedicando diverse ore a settimana per seguire i team.

Questo processo di selezione ci permette di creare team bilanciati e orientati al successo, dove le competenze accademiche, pratiche e di mentorship si combinano per affrontare sfide reali con soluzioni innovative.​

Ci sai dare qualche esempio dalle edizioni passate?

Come definiresti “di successo” un progetto sviluppato nell’AI Industrial Challenge?

Valutare il successo di un progetto nell’AI Industrial Challenge è un processo articolato, che va oltre il semplice completamento del prototipo. Monitoriamo sia i risultati a breve termine, come la realizzazione concreta del prototipo, sia gli esiti a medio-lungo termine (18-24 mesi), per capire se l’azienda ha realmente tratto valore dall’esperienza. Usiamo un modello di customer success interview, che applichiamo dal 2017, per analizzare sia risultati tangibili che intangibili.

Per quanto riguarda i risultati tangibili, ci concentriamo sulla realizzazione del prototipo e sulla sua eventuale industrializzazione. Ma altrettanto importanti sono i risultati intangibili, come il trasferimento di competenze verso l’azienda, la motivazione creata nel team e la consapevolezza acquisita dall’azienda riguardo ai rischi e alle opportunità dell’AI e della data science. In media, la soddisfazione delle aziende che partecipano si attesta intorno a 3,9 su 5: un risultato buono, ma che ci spinge sempre a cercare di migliorare.

Una domanda che ci poniamo spesso è: “Cosa succede dopo la Challenge?”. Alla fine, l’azienda è proprietaria del codice sviluppato e, sorprendentemente, circa il 30% delle imprese riesce a industrializzare i risultati ottenuti. È una percentuale notevole, soprattutto se pensiamo che nell’open innovation solo una startup su cento riesce a fare il salto verso la commercializzazione.

Due esempi di successo illustrano bene questo processo:

Niris (2021)

Questa azienda si occupa della gestione delle acque reflue e aveva uno storico di 30 anni di dati. Grazie al prototipo sviluppato durante la Challenge, sono riusciti a ridurre del 4-5% il consumo energetico dei depuratori, prevedendo meglio l’afflusso di acqua piovana. Il risultato è stato talmente positivo che Niris ha assunto tutto il team coinvolto: il team leader è diventato manager e il gruppo ha lavorato sul progetto per altri 6-9 mesi. Successivamente, la soluzione è stata presentata alla Provincia Autonoma di Trento, che ha assegnato all’azienda un bando per gestire l’attività per i successivi 9 anni.

Pulsar Industry (2022)

Pulsar produce macchinari per l’industria alimentare e voleva usare i dati dei propri macchinari per ridurre gli scarti alimentari. Analizzando lo storico dei dati, il team della Challenge ha sviluppato un prototipo che suggeriva quale lama utilizzare a seconda del tipo di salume, del tempo di permanenza nella cella e di altri fattori. Questo ha portato a un aumento dell’1,55% dell’efficienza dei macchinari, un risultato enorme nel settore manifatturiero. Ora il modello di AI sviluppato è integrato nel software di controllo dei macchinari dell’azienda.

Per quanto riguarda i solver, invece, quali sono le opportunità che i giovani talenti possono cogliere partecipando alle iniziative di challenge-based learning promosse da HIT?

Ci sono almeno quattro motivi principali (+1) per cui partecipare a queste challenge è un’ottima opportunità per i giovani talenti:

Crescere

Le challenge offrono la possibilità di lavorare su progetti reali, acquisendo sia competenze tecniche (come AI, machine learning, additive manufacturing), sia soft skills come project management e problem solving. A differenza dei tirocini tradizionali, qui c’è un team, un bisogno specifico da affrontare e tempi stretti, il che rende l’esperienza molto più concreta e formativa.

Networking e opportunità di sviluppo professionale

Partecipare a una challenge significa entrare in contatto con aziende che spesso sono alla disperata ricerca di candidati con le giuste competenze. Molti studenti, dopo la challenge, vengono assunti o riescono a creare legami professionali utili per il futuro.

Crediti formativi

Grazie agli accordi di HIT con l’Università di Trento, la partecipazione alle challenge permette agli studenti di guadagnare crediti formativi, riconosciuti come attività extra-curriculari.

Premi

Sebbene non siano di grande valore economico, c’è sempre un premio a fine challenge, che rappresenta un riconoscimento per l’impegno e i risultati ottenuti.

Divertirsi!

Partecipare a queste sfide permette di conoscere persone di altri dipartimenti, creare nuove amicizie e confrontarsi con chi ha interessi simili. È un’occasione per apprendere e crescere, ma anche per divertirsi e creare nuove connessioni.

Guardando al futuro, quale ruolo pensi un’iniziativa come questa possa avere per facilitare l’innovazione, e in particolare l’adozione di tecnologie di AI, nelle aziende del Trentino?

Le Challenge continueranno a essere uno strumento chiave per spingere l’innovazione nelle aziende, soprattutto nel contesto trentino. Negli ultimi anni, abbiamo visto un crescente interesse non solo dal settore privato, ma anche dal settore pubblico, e ciò dimostra che c’è una consapevolezza diffusa del valore che l’AI può portare, sia in termini di efficienza che di competitività.

Ogni anno cerchiamo di migliorare il nostro approccio. L’obiettivo per il futuro è creare un programma di follow-up che ci permetta di non fermarci alla fase del prototipo, ma di sostenere concretamente la fase successiva: l’industrializzazione. Questo è un passaggio cruciale per le aziende, dato che il 70% di esse non riesce a implementare a pieno le innovazioni emerse dalla Challenge. Vogliamo supportare i progetti più meritevoli attraverso contributi e finanziamenti, aiutandoli a passare da idea a prodotto, un processo che spesso richiede risorse e competenze aggiuntive. In questo programma, i mentor non saranno solo dei consiglieri temporanei, ma potranno diventare partner veri e propri, fornendo un supporto continuo alle aziende durante l’implementazione delle soluzioni. Questo aiuterà anche a mantenere una connessione duratura tra le aziende e i team di studenti, che potranno seguire lo sviluppo dei progetti e vedere come le loro soluzioni impattano concretamente sul mercato.

L’evoluzione del programma riflette una visione a lungo termine, in cui l’AI diventa una componente strategica e permanente per le imprese del Trentino. Vogliamo creare un ecosistema in cui le soluzioni AI non solo vengono adottate, ma diventano parte integrante delle operazioni quotidiane delle aziende. Questo ci permetterà di spingere sempre di più verso l’innovazione diffusa e sostenibile, con un impatto reale sull’economia e sulla competitività del nostro territorio.

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