Potresti raccontarci come è nato il progetto AI Industrial Challenge e qual è il suo obiettivo principale?
In HIT ci occupiamo principalmente di trasferimento tecnologico e di conoscenze, mettendo in contatto la ricerca universitaria con il mondo industriale. Il nostro scopo è permettere che i risultati della ricerca possano tradursi in innovazioni che migliorino prodotti, servizi e processi, soprattutto per le aziende del Trentino. Operiamo come facilitatori e intermediari, non finanziamo progetti, ma creiamo opportunità di collaborazione.
Tradizionalmente si adotta un approccio market-push, dove si parte dalle innovazioni prodotte dai centri di ricerca (come i brevetti) per cercare aziende interessate ad acquistarne la licenza. Tuttavia, abbiamo capito che questo approccio può essere rischioso, perché spesso non risponde direttamente ai bisogni delle imprese. Per questo motivo, dal 2017 abbiamo adottato un approccio market-pull, che parte dai bisogni reali delle aziende, sia private che pubbliche, e cerca di risolvere problemi specifici sfruttando le competenze tecniche già presenti nelle università.
L’AI Industrial Challenge, lanciata nel 2021, si basa proprio su questo modello. Avevamo identificato un’esigenza crescente nelle imprese manifatturiere del Trentino: la necessità di ottimizzare i processi e valorizzare i propri dati. Dall’altra parte, l’Università di Trento e il Dipartimento di Ingegneria e Scienze dell’Informazione (DISI) possedevano competenze avanzate in gestione dei dati, machine learning e project management.
Così, abbiamo creato un programma di tre mesi che mette in contatto aziende con bisogni specifici, team di studenti che possono sviluppare i primi prototipi e piloti di soluzioni, e mentor di aziende terze che offrono il loro supporto come partner tecnologici. Il risultato è una collaborazione virtuosa che permette alle imprese di fare il primo passo nel mondo dell’AI, sfruttando al massimo le competenze accademiche e industriali disponibili.